FEDERICA PIRRONE – MEDICO VETERINARIO
Il cane è un animale altamente sociale. Ha bisogno di vivere in gruppo, ed è quindi felice quando può sentirsi parte di un nucleo familiare, anche umano, che rappresenta il suo punto di riferimento nella vita. Allo stesso modo, per un bambino, e per tutta la sua famiglia, vivere con un cane può certamente essere un’esperienza arricchente e fonte di tanta gioia. Tutto questo, però, a patto che in casa regni un clima di armonia e rispetto reciproco. Questo permetterà una convivenza serena ma fatta anche di poche, chiare regole e tanta coerenza.
A quale età adottare un cane?
Molti genitori si chiedono a quale età è giusto affiancare al bambino un amico a quattrozampe. In realtà non esiste un’età ideale, però è vero che, quando il bambino è molto piccolo, la gestione diventa più difficile e impegnativa. E’ consuetudine considerare come età di partenza i cinque anni. Da questa età, infatti, l’autocontrollo del bambino diventa interno, cioè il piccolo diviene in grado di “autocomandarsi” e di decidere autonomamente come comportarsi nelle diverse circostanze. Questo, di fatto, significa che è più semplice insegnare al bambino i comportamenti da tenere nei confronti del cane, e quindi è minore il numero delle situazioni in cui dovremo intervenire.
E se il cane arriva prima del bambino?
Vediamo invece come bisogna comportarsi quando il cane è già un membro della famiglia e il bambino è il nuovo arrivato. Per cominciare, è fondamentale che i genitori affrontino la questione ben prima del momento del arrivo del neonato in casa, al ritorno dall’ospedale, domandandosi quali problemi il suo inserimento potrebbe effettivamente comportare e cercando di immaginare come poterli gestire.
Questo è senza dubbio un buon inizio. Prepararsi affrontando in anticipo l’argomento permette di vivere l’arrivo del nuovo nato con maggior consapevolezza, e quindi con più serenità e meno ansie, soprattutto quelle che, non infrequentemente, nascono dal desiderio naturale di protezione del piccolo. E’ il presupposto per percepire il cane di casa come una presenza piacevole e non come una fonte di preoccupazione.
Preparare il cane al nuovo arrivo
Il cane va abituato gradualmente alle circostanze che da lì a breve si presenteranno. In altre parole, l’animale va preparato. Allo stesso tempo, i proprietari devono verificare in anticipo le potenziali reazioni che il cane potrebbe manifestare in risposta agli stimoli evocati dal neonato, in modo da poter intervenire opportunamente, se necessario, e prevenire problemi di convivenza.
Con l’ausilio di appositi CD presenti in commercio, ad esempio, potranno aiutare il cane ad abituarsi al suono del pianto del neonato. Il CD va fatto ascoltare con tempi e volumi crescenti. Si inizia a volume molto basso, premiando il cane con snack appetibili, con lodi o con il gioco, a seconda delle sue preferenze, quando si mostra sereno e indifferente, e aumentando pian piano il volume. L’importante è che il cane non venga forzato, ma che sia coinvolto in sessioni brevi, di pochi minuti, un paio di volte al giorno, vissute sempre come momenti divertenti e gratificanti.
Ancora, i futuri genitori possono abituare l’animale alla presenza di un bambino avvalendosi di un bambolotto a misura di neonato. Glielo mostrano, permettendogli di annusarlo, quindi lo cullano avvicinandosi al cane, sempre osservando le sue reazioni. Anche in questo caso, i contatti devono avvenire gradualmente e sempre premiando l’animale quando mostra tranquillità ed indifferenza.
Il primo incontro
Una volta a casa, col bimbo nella culla, è giusto che il primo pensiero sia quello della sua sicurezza. E’ piccolo, lui, ed indifeso, e certamente è il soggetto più vulnerabile. Questo momento genera spesso un po’ di ansia nei genitori, perché il cane è molto incuriosito del nuovo arrivato, vuole vederlo da vicino e annusarlo. E’ un comportamento normale, che va valutato bene e non scambiato per aggressività. Ciononostante, l’esuberanza del cane potrebbe comunque causare lesioni al bimbo, anche semplicemente per un colpo di coda involontario. Può essere utile tenere il cane al guinzaglio in questo primo incontro, controllandone gli avvicinamenti e premiandolo o parlandogli con voce calma quando si mostra tranquillo.
Se si mostra invece troppo agitato o teso, è opportuno interrompere l’interazione, rimandando l’incontro ad un momento successivo.
I primi mesi
Nei giorni seguenti il cane continuerà a mostrare interesse per il neonato, attivandosi quando lo sente piangere e seguendo i genitori quando lo lavano, gli cambiano il pannolino o lo vestono. E’ importante che gli sia permesso farlo, in modo che si abitui alla nuova routine familiare. Ricordatevi però che, nei primi 9 mesi di vita, le interazioni tra il neonato e il cane devono sempre essere mediate dai genitori, che scelgono quando e come farli incontrare.
Questo primo periodo è una fase molto delicata e stancante per i genitori, che spesso hanno davvero poco tempo a disposizione anche per se stessi. E’ importante, però, riuscire a trovare un po’ di tempo anche per il cane, in modo che questi non associ la mancanza di attenzioni alla presenza del nuovo nato. Per ovviare a questa situazione, sarà importante dare molte attenzioni al cane in presenza del bambino (carezze, cibo, gioco, passeggiate) e magari dargliene meno quando il bimbo è assente.
Dopo i 9 mesi
Dai 9 mesi in avanti, tutto cambia. Il bambino inizia a gattonare, e questo aumenta le probabilità che riesca ad incontrare il suo amico a quattro zampe direttamente, anche sfuggendo al controllo di mamma e papà. Da questo momento è il cane a subire il contatto da parte del bimbo, che ne è fortemente attratto e desidera abbracciarlo, baciarlo e toccarlo, magari disturbandone il sonno, provocandogli dolore e, comunque, invadendo i suoi spazi e le sue risorse.
Il cane reagisce sempre informando, con i propri segnali comunicativi, quali comportamenti tenere con lui e quali evitare. Il bimbo, però, non è in grado di interpretare questi segnali, né di capire cosa è suo e cosa è del cane, come ad esempio i giochi, la ciotola o la cuccia.
E’ dunque il genitore ad avere il dovere, non solo di supervisionare, ma anche di conoscere e saper interpretare i segnali comunicativi del proprio cane. In questo modo egli può correggere eventuali errori di relazione commessi dal figlio, che potrebbero diventare pericolosi per la sua incolumità. Ad esempio, se il cane devia lo sguardo o gira proprio la testa, si lecca le labbra, cerca di sottrarsi, sbadiglia, si gratta, solleva la zampa anteriore, annusa per terra, ha lo sguardo teso, tiene la bocca ben chiusa e tirata, arrivando, magari in un secondo momento, anche a ringhiare, sta dicendo che non è a proprio agio. Il cane sta subendo quel contatto, e il bambino, con gentilezza, va prontamente allontanato.
Prevenire i rischi
I primi incontri non vanno assolutamente evitati del tutto. Non affrontare questa prima fase non risolve il problema, semplicemente lo posticipa. E’ necessario, invece, gestirla mantenendo un atteggiamento responsabile e centrato sulla prevenzione. Si procede con un avvicinamento graduale, spostando il bimbo quando si avvicina troppo o per troppo tempo, e premiando il cane quando si mostra rilassato.
Bisogna tener presente che i bambini fino a quattro anni sono i soggetti più a rischio di incedenti domestici, perché sono molto curiosi, non hanno ancora la percezione del pericolo e, pur conoscendo il significato della parola “no!”, sono molto bravi ad infrangere i divieti dei genitori.
I genitori dovranno sempre aver presente una regola fondamentale: il bambino non deve mai rimanere solo con il cane e loro devono sempre effettuare un’attenta vigilanza. La vita con il cane è sicuramente un’esperienza divertente ed emotivamente gratificante. La gestione della relazione tra il bambino e il cane di casa, però, non può mai essere data per scontata.
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