Con la crescita dei figli mamma e papà sperano che i problemi svaniscano e che il loro ruolo si semplifichi, ma ahimè non è così. I genitori possono forse sperare di essere progressivamente sollevati da mille incombenze pratiche quotidiane, dalle preoccupazioni relative al cibo, alla crescita, alle malattie, ma entrano nel ‘meraviglioso’ mondo della pre-adolescenza e dell’adolescenza. Da qui in poi inizia una nuova dimensione relazionale con i figli, che non sono più bambini, ma non sono nemmeno uomini o donne. Complicato? Tantissimo!!! Bello? Se preso nel verso giusto altrettanto!!!!
E’ difficile realizzare che quel bambino che fino a poco prima era il nostro pargolo, dipendeva completamente da noi, si appoggiava, fidava, chiedeva aiuto, andava seguito passo passo, all’improvviso sia diventato un piccolo uomo. Quasi un estraneo in cui non riconosciamo né ritroviamo nulla che ci sia noto e familiare. Mamma e papà assistono spettatori di questo cambiamento. Si chiedono: “ma chi è questo/a?”, “ma mio figlio non può essere diventato così”. Ripensano quando qualche anno prima giudicavano i figli adolescenti degli altri e percepivano chiaramente la diversità del proprio figlio. E biasimavano i ‘colleghi’ genitori: “Figurati se mio figlio farà mai così, si vestirà in questo modo, mi risponderà male…”.
E invece ecco che accade l’impensabile
Oggi si aggira per casa un estraneo, qualcuno che ama tutto quello che non pensavamo avrebbe mai amato, qualcuno che diventa per noi sfuggente ed irraggiungibile. Nostro figlio non ha più occhi né orecchie per noi, nascosto dietro uno schermo del cellulare h 24 e assordato dalla musica del momento. L’unico suo desiderio è essere lasciato in pace e stare fuori casa: forse è diventata troppo piccola per contenerlo, forse non sente più il bisogno di noi genitori. Individuo in continua trasformazione, fatichiamo a riconoscere il suo look, la musica preferita, il succedersi di amicizie…Anche perchè a noi non racconta più nulla di sé quando viene ingaggiato perché si ponga anche solo per un attimo in relazione risponde male, scocciato, sbuffando, con un lessico spesso incomprensibile fatto di “scialla”, “che sbatti”, “raga”, “mollami”, e via così.
Quando è in questa situazione un genitore si trova di fronte a un bivio. Entrare in guerra per anni con un figlio irriconoscibile che si allontanerà sempre di più o provare a tenere regole base su cui non si sgarra insieme a un atteggiamento che sul resto concede, media, empatizza, prova a comprendere e a rilanciare, nell’ottica di una velata e timida comprensione dello tsunami emotivo che attraversa il proprio figlio e che, si sa, prima o poi si quieterà.
Come sopravvivere ai nostri figli adolescenti?
E’ difficilissimo. Spesso è come entrare in battaglia tutti i giorni. Mettere l’elmetto tutte le mattine e riporlo solo la sera prima di andare a dormire. Ma è necessario stare nella relazione, non mollare, continuare a dare parola a quanto avviene, salvare il rapporto con i propri figli anche quando sono davvero e concretamente insopportabili. Se ciò non avviene, se non si riesce a stare e a trovare una strada tollerabile per genitori e figlio, il grande, enorme rischio, è quello di lasciare sul campo di battaglia il rapporto vitale e la relazione.
In palio c’è il rapporto con i nostri figli, i nostri bambini ora cresciuti, ormai “grandi”. La posta è molto, troppo preziosa e per questo occorre provare a comprendere cosa accade, per tollerarlo al meglio e tenere duro. Non per giustificare questi bambini/ragazzini/ragazzi che provocano, esasperano, sfidano, non ascoltano, a volte offendono, risultano incomprensibili e spesso inaiutabili. Ma come staremmo noi se dovessimo stare sulle montagne russe 24 ore su 24? Afflitti da problemi e preoccupazioni che sembrano insormontabili.
Immaginiamo (ricordiamo!) cosa voglia dire essere in un corpo che non ci appartiene più e che improvvisamente cambia, si modifica, spesso non come vorremmo, che tutti notano, che diventa carta di identità molto prima della nostre parole e dei nostri pensieri.
Mettiamoci nei loro panni, ricordiamo come sia vivere in una realtà di pari che passa il tempo a etichettare quelli “dentro” e quelli “fuori”, quelli “popolari” e quelli “sfigati”…E guai a capitare nella parte sbagliata nella partita fondamentale del riconoscimento sociale da parte dei coetanei!
Vi ricordate quanto era difficile destreggiarsi tra studiare per evitare un brutto voto e la conseguente delusione/punizione dei nostri genitori e la necessità di essere dentro al giro degli amici “giusti”, di quelli che studiano poco e si divertono molto?
E le prime cotte? Ve le ricordate? La paura di non essere ricambiati, di essere derisi. Rendersi conto degli sguardi altrui su di sé e non sentirsi quasi mai all’altezza.
Come evitare di uscirne sconfitti?
Attraversare questi anni difficili senza troppa fatica e disperazione? No non esiste. Ogni genitore e ogni figlio sono una storia a sé. Però di sicuro esistono degli atteggiamenti migliori, più utili, più funzionali a superare questa fase senza eccessiva fatica. Cerchiamo di dare pochi paletti, ma solidi. Su questi siamo coerenti e coesi tra noi genitori. Proviamo a comprendere prima di sgridare e riprendere. Ricordiamoci che l’esempio viene prima di tutto per i nostri ragazzi. Peschiamo nella memoria il ricordo di come ci sentivamo noi, per provare a comprendere come si sentono loro. Non giudichiamo, ma proviamo a metterci in ascolto. Senza ascolto non ci può essere comprensione.
E se qualcosa va storto, se il rapporto arriva a un punto di criticità eccessivo, se non riusciamo proprio a farci comprendere e a comprendere, chiediamo aiuto. Non abbiate paura di chiedere aiuto ad altri genitori, con cui confrontarsi è sempre prezioso, a chi vede i nostri ragazzi quotidianamente (allenatori, professori, amici di famiglia), agli esperti, a qualcuno che ci consenta di non sentirci sbagliati e incapaci e che comprenda sia noi che i nostri ragazzi mostrandoci che si tratta solo di una fase, di un periodo, per cui non vale la pena rovinare un rapporto prezioso.
Ricordiamoci sempre che la fatica più grande, anche se a noi non sembra, la fanno i nostri figli. Essi sono costretti a diventare grandi, a crearsi una propria identità, ad allontanarsi da noi per farcela e diventare persone complete nel mondo. Noi, se siamo stati e siamo dei genitori in gamba, dobbiamo riuscire a stare fermi, fare molti passi indietro, stare dietro le quinte pronti a sorreggerli se e solo se ne avranno davvero bisogno. Durissima, dolorosissima, faticosa come posizione, quella di guardare e proteggere senza sostituirsi, senza fare e stare con loro come prima. Ma è l’unica strada, considerando che per crescere bisogna separarsi da chi ci ha messo al mondo, e spesso per separarsi bisogna arrabbiarsi, sfidare, criticare e allontanarsi un pochino per poi tornare. Altrimenti non si ha il coraggio di farlo: quando si sta troppo bene in un posto di sicuro non si riesce ad andare via.
Il nostro pensiero nei momenti più bui deve essere che passerà anche l’adolescenza, che non siamo soli, e che alla fine loro torneranno con un nuovo modo di stare insieme, più maturo, più “lontano”, maanche più intenso e paritario, tra persone adulte che si incontrano, riconoscono, piacciono, rispettano.
Tiziano Terzani in un suo bellissimo libro ha scritto “La strada è lunga e ancora tutta da inventare. E allora Buon Viaggio, sia fuori che dentro”. Insomma, Buona Avventura mamme e papà di questi ragazzi adolescenti e pre-adolescenti. Se saremo stati dei genitori “sufficientemente buoni” diventeremo quasi inutili per inostri figli e quando saranno grandi sapranno portarci con loro, dentro di sé. Altrimenti ci saremo aggiunti ai loro problemi. 🙁
Per approfondimenti, per comprendere e sopravvivere al meglio vi consiglio queste letture:
S. Bignamini, “I mutanti”, Solferino Ed.
M. Lancini, “Nativi digitali”, Erickson Ed.
“La lettera che il tuo adolescente non può scriverti” scritta dalla psicologa americana Gretchen L. Schmelzer
Per un confronto quotidiano con altri genitori, che stanno attraversando una situazione simile alla vostra/nostra vi invito ad entrare a far parte del gruppo Facebook dedicato:
DrMamma – sopravvivere agli adolescenti
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