Papà, siete pronti a mettervi in gioco e a prendervi il vostro spazio? E allora…alla riscossa!
Giocare con mamma e papà è uno dei piaceri più forti che il bambino possa provare. Non è sempre necessario giocare e fare tutti insieme, si possono creare momenti esclusivi da poter vivere da soli con il proprio bambino.
Mentre sembra più facile pensare ad una mamma che gioca, anche il papà è importante che abbia il suo spazio di gioco. Negli ultimi decenni, la nostra società ha riconosciuto alla figura paterna una altrettanto importante funzione educativa e di cura all’interno della relazione famigliare.
Il padre ha abbandonato ormai da tempo il suo ruolo autoritario, regolatore e distante dal ruolo educativo per dare spazio ad un padre che insieme alla madre si prende cura del proprio bambino e che condivide con lei il ruolo educativo e affettivo all’interno dell’ambiente famigliare.
Questa coesione tra madre e padre permette anche di condividere la linea educativa che si intende seguire per la crescita del bambino. Ma questo non significa non diversificarsi.
Mamma e papà si dividono i compiti nell’educazione dei figli. I bambini devono capirne la diversità che non vuol dire annullare ciò che l’altro dice e fa, ma sostenere l’altro nelle scelte e nelle azioni. Questo “gioco di squadra” ha come finalità ultima l’autonomia dei figli.
La coesione porta con sé un altro concetto importante che riguarda proprio il ruolo paterno: la regolazione.
All’interno dell’educazione famigliare, spetta al padre il ruolo di regolazione. Un padre capace di comunicare che avere delle regole non significa impedire qualcosa ma la regola è uno spazio limite in cui potersi muovere ed esprimere senza esagerare.
Detto questo, come si rapporta il papà con i bambini? Cosa fa e come si pone? Quali sono le attività da fare insieme?
GIOCARE… DENTRO LA PANCIA
Il cambiamento della prospettiva da marito/compagno a padre avviene già durante il periodo della gravidanza. Il periodo dell’attesa non è vissuto solo dalla mamma. É ormai risaputo che il coinvolgimento del padre in questo delicato periodo della vita di coppia è da quest’ultimo molto apprezzato e lo aiuta a sentirsi coinvolto e partecipe, iniziando a istaurare una relazione con il proprio bambino.
Infatti, dopo pochi mesi dal concepimento il bambino è già in grado di percepire alcuni stimoli. Il padre può cominciare ad interagire con lui parlandogli, accarezzando la pancia della compagna e condividendo con lei alcuni momenti di gioco come leggere ad alta voce, ascoltare musica e seguirne i movimenti.
GIOCARE…NEI PRIMI MESI DI VITA
Dalla nascita ai 9 mesi di vita, il bambino instaura con la madre la prima relazione oggettuale, molto
profonda, simbiotica, di estrema dipendenza. La presenza del padre è fondamentale perché il rivelarsi come “altro” e diverso rispetto alla madre, motiva il bambino ad interessarsi ad una relazione esterna; lo incita alla distinzione della sfera individuale da quella sociale e lo avvia alla conquista dell’indipendenza.
Nel concreto molto può fare il padre in questa fase, alternandosi alla madre nelle cure del bambino. Cambiare il pannolino, fare il bagnetto, portarlo a fare un giro, aiutarlo ad addormentarsi, coccolarlo e rassicurarlo nei momenti di sconforto sono occasioni per interagire, stare insieme, conoscersi.
Fin dalle prime settimane di vita il bambino è in grado di distinguere il tocco del papà da quello della mamma. L’odore del papà è differente (non sa di latte!), la pelle e il tono della voce sono diversi. Gli stessi compiti di accudimento vengono svolti con gesti diversi ed è questo che aiuta i bambini a diversificare mamma e papà, istaurando un rapporto che si diversifica l’uno dall’altro.
Percepire la diversità fra il padre e la madre aiuterà infine il bambino ad aprirsi al mondo e ad adeguarsi alle differenze. Egli svilupperà inoltre quella consapevolezza di essere amato da più persone così importante per sentirsi sicuro e porre le basi della costruzione di un’adeguata autostima.
GIOCARE…CON IL CORPO
È risaputo che i papà tendono ad un gioco più di tipo fisico e motorio.
Giochi come quello del “volare”, saltare, rotolarsi, scivolare, correre, fare la lotta, rincorrersi… sono ben accettati sin dalla prima infanzia e permettono ai bambini di sviluppare il senso del movimento e la paura del vuoto in estrema sicurezza.
Andando avanti nella crescita i bambini richiedono al padre di essere un compagno di giochi alleato oppure sfidante. Si aprono così le porte ai giochi più “sportivi” come giocare a calcio, giocare a basket, giochi di gara, andare in bicicletta o sullo skate.
In alcune circostanze, per esempio in ambiente domestico dove palle e due ruote non sono utilizzabili, il gioco si sposta su un piano più simbolico, di ricerca e di costruzione. Prevarranno le gare con macchinine, la costruzione di piste e trenini, le costruzioni con il lego, le lotte tra mostri e animali.
GIOCARE…A FARE FINTA
L’immaginario dei bambini dai 3 a i 5 anni, specialmente delle bambine, si sposta sul piano del cosiddetto gioco simbolico, quello del “fare finta di…”
Ecco che arrivano richieste di giocare alla cucina e di identificarsi nei vari ruoli della vita famigliare.
Non è raro vedere le bambine che diventano “mamme” e i papà… che finalmente condividono con loro il vero ruolo di “marito” oppure che diventano i papà di bambole e peluche o ancora che vengono trasformati in “bambini”.
In questo caso è importantissimo che il papà stia al gioco perché permette al bambino un confronto e un lavoro legato all’identità, al ruolo, all’autonomia e alla gestione delle emozioni.
GIOCARE…FUORI CASA!
La presenza del padre si collega anche a tutti i momenti di gioco del tempo libero che si svolgono fuori casa, per esempio al parco o dedicate al mondo dello sport. Ancora una volta, al papà spetta il ruolo di far provare al bambino giochi di movimento ma non solo…temi da maschi possono essere vissuti insieme in momenti esclusivi.
Andare in piscina sin dai primi mesi di vita, può essere un gioco molto piacevole per bambino e papà. Un momento tutto loro o da condividere alternando l’entrata in acqua con la mamma. Il bambino, anche in questo caso potrà sperimentare due modi diversi di svolgere la stessa attività.
Spetta al papà insegnare ad andare in bicicletta o sul monopattino, tirare il pallone in porta e nel canestro.
Discostiamoci dai giochi movimentati, ci avviciniamo ai momenti esclusivi tra padre e figlio, quelli proprio “da maschi”, quelli per cui vengono riconosciuti gli interessi di entrambi e che permettono una forte alleanza. Parliamo, ad esempio, di un’uscita al museo oppure allo stadio. Momenti di forte aspettativa e di avvicinamento che entrambi vivono mettendo in gioco forti emozioni e sentimenti di alleanza.
Anche andare a mangiare un gelato insieme è molto apprezzato dai bambini! Insomma…basta poco per renderli felici e condividere con loro un momento speciale!
IL PADRE IN ADOLESCENZA
Quando i bambini crescono ed entrano nel periodo della preadolescenza e adolescenza, il padre compagno di giochi si trasforma in colui che ascolta il figlio, rispettando quello che dice e confrontandosi apertamente con lui in modo da favorire un rapporto aperto e all’insegna dello scambio alla pari e della comprensione. È importante che il padre si interessi alle nuove esperienze relazionali e comportamentali del figlio, rispettandone l’iniziativa e proponendosi come elemento di verifica esperienziale stando molto attento ad evitare sia di ridursi a ad “amico”, sia di ergersi come giudice. Lasciare ampie libertà al figlio aiutandolo a comprendere i limiti oltre i quali non può spingersi, sarà il modo migliore per permettergli di sviluppare quel senso di responsabilità così importante affinché si trasformi in un adulto capace di badare a se stesso e in grado di affrontare il mondo.
Concludendo è il padre che accompagna il figlio nelle scoperte e che anche durante le difficoltà e le cadute li aiuta a rialzarsi, ad andare avanti e ad affrontare le sfide della vita. Il suo compito autentico sta nel mettersi accanto, lasciando il bambino libero di provare a fare da solo, di mettersi alla prova, di rischiare per testare le sue potenzialità e i suoi limiti. Il padre fa sentire al bambino che è dalla sua parte, lo aiuta a vedere e capire che l’errore si può affrontare e può diventare motivo di apprendimento e che è possibile farcela. Il papà ha tutti questi grandi compiti nella vita del proprio figlio.
Mamme, lasciamoli liberi di lavorare e vivere il proprio bambino!
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