Circa tre genitori su quattro hanno paura della febbre. La percepiscono come una minaccia pericolosa e nel 90% dei casi somministrano il farmaco antipiretico. Più della metà sveglia il bambino con la febbre per somministrare l’antipiretico; mentre meno della metà si preoccupa dei possibili effetti collaterali del farmaco.
Cos’è la febbre?
Si definisce febbre un innalzamento della temperatura corporea sopra i 37.5°C. Non è una malattia e nemmeno una minaccia. La febbre è la manifestazione della reazione di difesa del nostro organismo all’attacco di virus o batteri. Si tratta di un fenomeno biologico che ci accompagna da milioni di anni di evoluzione, dimostrandosi indispensabile per la nostra sopravvivenza. La febbre non è pericolosa, anche se elevata non causa danni al cervello.
L’aumento della temperatura potenzia l’efficacia dei nostri meccanismi immunologici e contemporaneamente riduce la capacità di replicazione dei virus e dei batteri. Abbassare la temperatura corporea puó comportare un prolungamento e un peggioramento dell’infezione. I bambini che non assumono antipiretici, infatti, presentano generalmente un miglior decorso clinico. La febbre è dunque nostra amica e non c’é alcun vantaggio a sopprimerla!
Come si misura?
Per rilevare la temperatura corporea è preferibile utilizzare un termometro elettronico in sede ascellare. La misurazione rettale è motivo di sconforto, può provocare traumatismi e non risultare affidabile. La temperatura auricolare non è semplice da rilevare e può essere influenzata da diverse variabili. In ogni caso, misurare continuamente la febbre o svegliare il bambino per misurarla é inutile ed ansiogeno.
Quando somministrare il farmaco antipiretico?
Se il bambino febbrile si presenta in buone condizioni generali non è necessario assumere alcun farmaco antipiretico, anche se la temperatura salisse oltre i 38-38.5ºC. Nel caso in cui la febbre si associasse a dolore o malessere generale può invece essere opportuno somministrare paracetamolo o ibuprofene. Sono questi gli unici antipiretici raccomandati in età pediatrica. I due farmaci sono ugualmente efficaci nel ridurre la temperatura corporea, ma presentano indicazioni e controindicazioni differenti. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) indica il paracetamolo quale farmaco di prima scelta in quanto, rispetto all’ibuprofene, presenta un profilo di maggiore sicurezza e può essere somministrato anche ai bambini con varicella, diarrea, vomito e a stomaco vuoto.
L’aspirina e i cortisonici non trovano invece alcuna indicazione nel trattamento della febbre in età pediatrica.
Quanto antipiretico somministrare?
Il dosaggio deve essere calcolato in base al peso del bambino e non alla sua età. La via di somministrazione orale garantisce un dosaggio più preciso e un assorbimento più costante rispetto alla via rettale, la quale é da riservare solo in caso di vomito o difficoltà alla somministrazione orale.
L’effetto antipiretico comincerà non prima di mezz’ora, si manifesterà con un abbassamento di 1°C o poco più e durerà poche ore. Si raccomanda di rispettare il corretto intervallo di tempo tra una dose di antipiretico e la successiva. Evitate l’assunzione alternata di paracetamolo e ibuprofene. Meglio sopportare la febbre e il dolore piuttosto che rischiare una intossicazione da farmaci o spiacevoli effetti collaterali.
Il paracetamolo può essere utilizzato già dai primi giorni di vita alla dose orale di 10-15 mg per ogni kg di peso corporeo pari a:
- circa 3 gocce per ogni Kg di peso
- circa 0.5 ml di sciroppo ogni kg di peso
Le supposte vanno dosate 20 mg di paracetamolo per ogni kg di peso. Le supposte non devono mai essere tagliate poiché il principio attivo non è distribuito in esse in modo omogeneo.
Indipendentemente dalla modalità di somministrazione scelta, la dose di paracetamolo può essere ripetuta ogni 6 ore.
L’ibuprofene trova indicazione dopo i tre mesi di vita e oltre i 6 kg di peso. Il dosaggio è pari a 10 mg ogni kg di peso, ripetibile ogni 8 ore. Sono in commercio formulazioni con diverse concentrazioni, pertanto é raccomandabile leggere sempre attentamente il libretto illustrativo e utilizzare il cucchiaino o la siringa contenuti nella confezione.
Cosa altro possiamo fare?
L’antipiretico da solo non é sufficiente a garantire un’efficace defervescenza. In caso di febbre é necessario tenere il bambino al fresco, non in braccio e scoperto al fine di favorire la cessione di calore all’ambiente.
L’applicazione di spugnature o ghiaccio ha un effetto scarso, fugace e può provocare un peggioramento del malessere. L’applicazione di alcol è inutile ed espone il bambino al rischio di inalazione. Il nostro termostato ipotalamico provvede a riportare l’organismo alla temperatura elevata impostata.
Dato che lo stato febbrile determina la dispersione di liquidi e il consumo di calorie, si raccomanda la somministrazione di abbondanti liquidi freschi e zuccherini. Non è invece necessario forzare l’alimentazione. Nel caso il bambino si mostri discretamente appetente favorite l’assunzione di piccoli pasti frequenti, preferendo i carboidrati.
Quando bisogna preoccuparsi?
Tenendo conto che l’elevazione della temperatura non è proporzionale alla gravità della malattia in atto, la valutazione pediatrica é sempre necessaria qualora il bambino febbrile sia un lattante, presenti condizioni generali scadute o abbia manifestato convulsioni. Queste ultime si possono associare alla febbre, ma non sono causate dalla febbre in sé e non si prevengono con la somministrazione di antipiretici. Le convulsioni febbrili si manifestano in pochi bambini predisposti geneticamente. Esse non sono favorite tanto dalla temperatura elevata, ma piuttosto dalla velocità con cui sale la febbre. Le convulsioni non provocano conseguenze permanenti sul sistema nervoso centrale e generalmente si risolvono con l’età scolare.
Scagioniamo i denti. L’eruzione dentaria non provoca febbre, la cui causa andrà cercata altrove.
Un altro mito da sfatare è quello per cui, dopo tre giorni di febbre, sia necessario assumere una terapia antibiotica. Questa deve essere prescritta dal medico solo quando veramente necessaria, in seguito ad una visita che abbia rilevato o sospettato l’origine batterica della sintomatologia.
Gestione della febbre in età pediatrica – Linee Guida della Società Italiana di Pediatria
L’articolo è stato realizzato in collaborazione con Tred Medical, che ci ha fornito il video dimostrativo
4 Comments
Anonimo
Cosa fare con un bambino che ora ha 16 mesi e da 3 mesi ha catarro che non gli va via in alcun modo (vitamine qua e vitamine la), che quando gli aumenta gli porta sempre febbre a 38 o piu, che gli provoca congiuntivite e che sembra che l’unica cosa che possiamo fare è fargli lavaggi del naso, aspirazione del muco, perché tachipirina solo se ha febbre >38, quando invece sembra l’unica che aiuta?
Dott. Marco Nuara
La maggior parte delle infezioni delle alte vie aeree sono virali e si risolvono da sole. Come tali non necessitano di alcun trattamento se non per attenuare i sintomi. In questo senso la tachipirina può aiutare a limitare il malessere, ma certamente non si tratta di una terapia curativa. Il paracetamolo non cura la malattia, anzi riduce la febbre e di conseguenza le nostre difese.
Giulia
Buongiorno Mia figlia di 61/2 ha febbre alta sopra i 39 da domenica. Assumendo tachipirina la febbre si abbassa per poi tornare e alta. E’ dalla nonna in un’altra città e da ieri sera, su consulto telefonico con medico di base della nonna, ha preso il nurofen.
Come farmaco leggo che è controverso. Cosa ci consiglia di fare? La bimba ha lieve disagio alla gola, produce catarro dal naso. Mangia.
Admin
Cara Giulia, bisognerebbe entrare nell’ottica che non si deve ‘curare la febbre’. Il paracetamolo o l’ibuprofene vanno somministrati solo per contrastare il dolore e/o il malessere che si possono associare alla febbre. Il paracetamolo è sempre la prima scelta. Personalmente ritengo che l’ibuprofene, pur essendo un prodotto da banco acquistabile senza ricetta, debba essere somministrato solo su indicazione del medico. In ogni caso meno farmaco si somministra e meglio è.