MARCO NUARA – PEDIATRA

Le infezioni delle prime vie respiratorie, in particolare il raffreddore, costituiscono un problema estremamente frequente nelle famiglie con bambini piccoli. Il problema ha un impatto sociosanitario ed economico importante poiché queste infezioni rappresentano una fonte di preoccupazione per i genitori che si rivolgono allo specialista ambulatoriale o in Pronto Soccorso e si assentano dal lavoro per assistere il figlio malato. Queste infezioni sono per l’80% di origine virale, ma vengono ancora troppo spesso trattate con l’antibiotico, terapia prescritta in circa il 60% dei casi. Questa cattiva abitudine ha effetti negativi sia per il bambino sia per la collettività, favorendo lo sviluppo di antibiotico-resistenza.

 

Perchè i bambini si ammalano così spesso?

I fattori di rischio che favoriscono lo sviluppo di infezioni respiratorie e la loro ricorrenza sono rappresentati dall’immaturità immunologica e della clearance mucociliare  proprie del bambino piccolo, dall’immunodepressione post-infettiva, dall’eventuale presenza di atopia e da fattori anatomici come la morfologia delle vie aeree e della tuba di Eustachio. A questi si sommano i fattori ambientali quali la precoce introduzione in comunità, l’esposizione a fumo passivo, l’inquinamento ambientale, il mancato allattamento materno e l’incompleto calendario vaccinale.

 

Il decorso è sempre benigno? Quando preoccuparsi?

Nella maggior parte dei casi le infezioni delle alte vie aeree decorrono in maniera autorisolutiva, tuttavia talvolta necessitano la visita pediatrica e in alcuni casi l’ospedalizzazione del bambino. I criteri per richiedere una visita pediatrica o recarsi in Pronto Soccorso sono rappresentati dall’insorgenza di affanno respiratorio, con respiri frequenti e rientramenti al torace, difficoltà ad idratarsi ed alimentarsi, sonnolenza e la presenza di noti individuali fattori di comorbilità. Per esempio, nei bambino sotto i due anni un ‘banale’ raffreddore può evolvere rapidamente in una difficoltà respiratoria, con conseguente difficoltà all’alimentazione, che può necessitare di un ricovero in ospedale.

 

Il raffreddore

In un altro articolo ho spiegato quali strategie adottare per ridurre il rischio di infezioni respiratorie ricorrenti. Ora voglio soffermarmi sulla gestione della più frequente infezione respiratoria del bambino che frequenta la comunità infantile, la rinite infettiva o raffreddore.

La mucosa nasale rappresenta la porta d’ingresso, ma anche la prima barriera di protezione contro le aggressioni alle vie aeree. Le fosse nasali sono rivestite da cellule dotate di ciglia vibratili che spingono verso l’esterno il muco e tutto ciò che il muco ha intrappolato. Ma quando il naso è esposto ad aggressioni esterne il muco diventa più viscoso e le ciglia vibratili fanno più fatica a espellerlo. Di conseguenza il naso si chiude e il bambino inizia a respirare con difficoltà. 

La rinite infettiva è caratterizzata da scolo nasale sieroso o mucoso, congestione nasale e starnutazione. Soprattutto nel primo anno di vita, quando il bambino respira quasi esclusivamente attraverso il naso, ma anche a 2-3 anni, quando è difficile che sia in grado di soffiarsi il naso da solo, il raffreddore provoca malessere e pianto, difficoltà nell’alimentazione e condiziona la qualità del sonno con risvegli frequenti.

 

L’importanza dei lavaggi nasali!

In questa situazione un aiuto efficace è sicuramente rappresentato dai lavaggi nasali. Questo strumento permette di liberare il naso dal muco e quindi da potenziali patogeni in esso intrappolati  (pollini, virus, batteri, inquinanti) effettuando un lavaggio dinamico delle cavità nasali. Per effettuare lavaggi nasali efficaci non è sufficiente instillare poche gocce di soluzione ed aspirare le narici, ma è necessario produrre un flusso di soluzione fisiologica o ipertonica (a seconda dell’indicazione del medico curante) in grado di entrare da una narice e uscire dall’altra portando via con sé il muco.

Altrimenti il ristagno del muco a livello delle fosse nasali può favorire le sovra-infezioni batteriche e la migrazione di batteri verso l’orecchio e verso i bronchi determinando otiti e bronchiti. Nel bambino più piccolo, sotto i due anni di età, la tromba di Eustachio, il canale che collega il naso all’orecchio, è molto più corta e orizzontale rispetto al bambino più grande. Questa morfologia lo predispone ulteriormente a sviluppare otiti. Ecco quindi che un corretto lavaggio nasale diventa essenziale per pulire a fondo le fosse nasali.

 

Come effettuare i lavaggi nasali?

Nel bambino sotto l’anno di vita sarà necessario eseguire il lavaggio da sdraiato e tenendo ferme le braccia, per esempio avvolgendolo in uno swaddle di cotone. Nel bambino più grande il lavaggio potrà essere invece effettuato da seduto. 

Ruotate (o inclinate nel bambino seduto) la testa su un lato. Introducete la soluzione a temperatura ambiente nella narice superiore in modo che esca da quella inferiore. L’operazione può essere ripetuta invertendo la rotazione della testa e le narici. Proseguite il lavaggio finché la soluzione esce pulita dall’altra narice.  Al termine del lavaggio sollevate il bambino in posizione verticale e asciugate naso e volto. 

È normale che il bambino pianga durante i lavaggi nasali. Il bambino non prova dolore ma è infastidito dal fatto di essere ‘costretto’ in una posizione e dal possibile scolo di soluzione salina in gola. Per evitare che il bambino, muovendosi durante il lavaggio, si possa procurare delle lesioni alle narici o alla mucosa delle fosse nasali raccomando l’utilizzo di strumenti dotati di cappucci morbidi in silicone. 

Un’alternativa ai lavaggi nasali può essere rappresentata dalla doccia nasale, uno strumento adattabile all’aerosol a pistone, che dura pochi minuti e può risultare più tollerata da alcuni bambini.

Per un efficace lavaggio nasale consiglio di usare almeno 5 ml di soluzione. Per l’igiene quotidiana del naso è consigliabile utilizzare una soluzione isotonica, la classica soluzione fisiologica. In caso di raffreddamento è possibile invece utilizzare una soluzione ipertonica, più efficace nel rimuovere il muco più denso e nel decongestionare il naso. Il numero di lavaggi, invece, sarà determinato dalla sintomatologia del bambino. Nel lattante con il raffreddore i lavaggi nasali sono raccomandati prima di ogni poppata. 

 

Si può fare altro, oltre ai lavaggi nasali?

Nel raffreddore, oltre al lavaggio nasale è importante ridurre gli altri fattori che possono contribuire alla congestione nasale o peggiorarne l’evoluzione. Consiglio di mantenere in casa un ambiente non troppo caldo e secco. Le condizioni ideali prevedono una temperatura  inferiore ai 21ºC e una umidità superiore al 40-50%. Evitate l’esposizione a fumo passivo, profumi d’ambiente, olii essenziali e balsamici. Sollevate il lettino dalla parte della testa (un cuscino sotto il materasso) per ridurre il disturbo provocato dallo scolo nasale in retrofaringe quando il bambino è sdraiato. Non c’è alcuna controindicazione ad uscire di casa, anzi, ne approfitterei per ventilare adeguatamente l’ambiente domestico. 

Nel trattamento del raffreddore comune non trova invece alcuna indicazione l’utilizzo del l’aerosol. L’aerosol può essere prescritto dal Pediatra nel caso in cui il raffreddore si associ a laringite o bronchite.  

Quello che sicuramente non deve mancare è la pazienza. Perché nel bambino più piccolo un raffreddore può durare anche un mese e se frequenta la comunità infantile è probabile che nel frattempo il suo naso incontri qualche altro virus. Per questo si ritiene ‘normale’ che il bambino che frequenta l’asilo si presenti raffreddato da ottobre ad aprile. 

Il lavaggio quotidiano del naso, ma anche delle mani, riduce il rischio di nuove e ricorrenti infezioni.   

 

 

Articolo redatto con la collaborazione di TRED MEDICAL, che ha fornito il contributo video