MAYA FEDELI – BIOLOGA

Mi viene spesso domandato quali sono le vaccinazioni da eseguire durante la gravidanza. Alcune sono consigliate, ma altre sono invece controindicate e sarebbe altamente consigliabile eseguirle prima di pianificare una gravidanza. Come dice una famosa pubblicità, “prevenire è meglio che curare” e pensare a vaccinarci prima o durante la gravidanza è un primo gesto d’amore che possiamo compiere verso i figli che verranno. Vediamo insieme come comportarci.

 

PRIMA DELLA GRAVIDANZA

Prima di pianificare una gravidanza è di fondamentale importanza verificare di essere a posto con tutte le vaccinazioni. Spesso le nostre mamme non ricordano perfettamente quali vaccini abbiamo eseguito o quali malattie esantematiche abbiamo fatto durante l’infanzia. In questo caso, niente paura: é possibile richiedere copia del proprio libretto vaccinale. Alternativamente basta un piccolo prelievo di sangue per capire se si è immuni o meno. Nel caso non si sia immuni, si può quindi procedere alla vaccinazione.

Attenzione però: per alcune vaccinazioni, come quella per morbillo – parotite – rosolia – varicella (MPRV)è necessario attendere un mese dopo l’esecuzione del vaccino prima di provare a concepire un figlio. E di questa vaccinazione bisognerebbe effettuare 2 dosi per ottenere la migliore copertura possibile. Questo vaccino contiene virus vivi attenuati e pertanto non può essere effettuato in donne in stato interessante. Per il medesimo motivo bisogna evitare un concepimento subito dopo l’esecuzione del vaccino. Sarà quindi molto importante effettuarlo prima del concepimento e della gravidanza, perché non potremo poi correre a vaccinarci nel caso si tema un contagio.

Le malattie che possono risultare più pericolose in gravidanza ma per le quali possiamo eseguire le vaccinazioni e metterci al sicuro sono:

Rosolia: nel primo trimestre di gravidanza può causare gravi malformazioni fetali, oltre a un aumentato rischio di aborto spontaneo.
– Varicella: nel primo trimestre comporta rischio di aborto o di malformazioni fetali. Se l’infezione avviene pochi giorni prima del parto, il bambino può manifestare la malattia anche in forma molto grave nei primissimi giorni di vita.
Morbillo: raramente l’infezione raggiunge il feto, ma determina un aumentato rischio di aborto spontaneo. Se invece la mamma contrae il morbillo nelle 2 – 3 settimane prima del parto, il neonato potrebbe ammalarsi di morbillo nei primi giorni di vita.
Parotite (orecchioni): nel primo trimestre di gravidanza può causare un aumentato rischio di aborto.

Oltre a proteggere noi mamme ed evitarci di contrarre la malattia proprio durante i 9 mesi di gestazione, eseguire le vaccinazioni prima della gravidanza fa sì che il repertorio anticorpale che passiamo ai bimbi durante la gravidanza contenga anche degli anticorpi specifici contro queste malattie, proteggendo il bimbo anche dopo la nascita (come vi spiego meglio nel prossimo paragrafo).

Se ci manca l’immunità verso solo una di queste malattie, non preoccupiamoci se ci viene proposto il trivalente MPR (l’unico monovalente reperibile con facilità è quello verso la varicella), il nostro sistema immunitario è in grado di gestirlo benissimo.

DURANTE LA GRAVIDANZA 

Vaccinarsi durante la gravidanza protegge sia noi mamme sia i nostri piccoli, anche dopo la nascita!

Come detto, non tutti i vaccini possono essere effettuati durante la gravidanza, ma molti possono essere eseguiti in totale sicurezza.

Gli anticorpi prodotti dalla mamma durante la gravidanza riescono ad attraversare la placenta e raggiungono il feto. Solo un tipo di anticorpi, detti IgG o anticorpi di memoria, sono in grado di attraversare la placenta, attaccandosi a dei “gancetti” (detti recettori Fc-γ) specifici proprio per le IgG. Questo passaggio è massimo dalla 28ª settimana di gestazione in poi.

Noi mamme passiamo ai nostri figli le IgG relative a tutte le malattie per cui ci siamo immunizzate nel corso della nostra vita. Se abbiamo avuto questa malattia o fatto il vaccino tanti anni fa, i livelli di IgG saranno purtroppo bassi, garantendo una protezione parziale e non certa; quando invece ci vacciniamo durante la gravidanza verranno prodotte tante IgG, ne passeranno in grande quantità al bambino e anche lui risulterà protetto.

Questi anticorpi resteranno attivi nel bambino per circa 6 mesi dopo la nascita, proteggendolo e dandogli il tempo di sviluppare il proprio sistema immunitario ed eseguire le vaccinazioni utili per produrre i propri anticorpi, perché siano permanenti.

Il piano nazionale vaccini in vigore in Italia dal 2017 ne prevede e ne consiglia 2 in gravidanza.

Influenza: il vaccino é caldamente consigliato per tutte le donne in gravidanza, indipendentemente dalla settimana di gestazione. Durante la gravidanza, infatti, siamo più soggette a essere infettate dal virus dell’influenza, a causa di alcuni cambiamenti che avvengono nel nostro corpo. Non solo: aumentano le probabilità di complicanze relate all’influenza, fino ad arrivare a parti prematuri.
Difterite – Tetano – Pertosse Acellulare (DTPa): questo vaccino dovrebbe essere eseguito da tutti gli adulti ogni 10 anni. Anche se abbiamo avuto la pertosse da piccoli questo non conferisce purtroppo protezione vitalizia. Si raccomanda l’esecuzione della vaccinazione ad ogni gravidanza (anche se ravvicinate) tra la 27ª e la 32ª settimana di gestazione. Questo vaccino viene effettuato principalmente per proteggere dalla pertosse il neonato, per il quale può essere mortale (purtroppo numerosi casi di cronaca lo confermano) o comunque richiedere un ricovero in ospedale.
Vaccinarsi in gravidanza permette ai nostri bambini di superare immuni per la pertosse il terzo mese di vita, quando il bambino riceve la prima dose del vaccino anti-pertosse nell’esavalente. Per le donne in gravidanza esistono ambulatori appositi negli ospedali e giorni dedicati nei centri vaccinali, che permettono di effettuare il vaccino con le corrette tempistiche e precauzioni.

DOPO LA GRAVIDANZA E IN ALLATTAMENTO  

Un altra domanda ricorrente é se i bambini allattati al seno sono protetti dagli agenti infettivi. La risposta è… NI.

Il latte materno è preziosissimo, ma allattando passiamo al bambino anticorpi detti IgA (diversi dalle IgG di cui parlavamo prima) che non sono sufficienti a proteggerci del tutto da agenti altamente infettivi. Per questo motivo una madre non può proteggere il proprio piccolo vaccinandosi dopo il parto, sperando di passargli gli anticorpi allattandolo. Ciò non avviene. 

In ogni caso, l’allattamento materno resta importantissimo. Ogni giorno un neonato assume grazie al latte materno 0.25-0.5 grammi di anticorpi IgA, che proteggono le mucose a livello gastrointestinale, respiratorio e genitourinario. Questi anticorpi svolgono una funzione di barriera, ostacolando l’ingresso nell’organismo degli agenti patogeni. 

Siccome non tutte le gravidanze sono pianificate e talvolta scopriamo solo grazie alle analisi fatte in gravidanza di non essere immuni ad alcune malattie, come possiamo correre ai ripari? 

Secondo il CDC americano, durante l’allattamento possiamo vaccinarci in sicurezza per epatite A e B, papilloma virus, influenza, encefalite giapponese, poliomielite, rabbia, morbillo/parotite/rosolia, varicella, tifo, meningococco B / C / ACWY, pneumococco (13 o 23 ceppi), difterite/tetano/pertosse.

Vaccinarsi dopo il parto o durante l’allattamento può essere utile per evitare di ritrovarci impreparate nel corso di una successiva gravidanza, ma anche per creare un mini-cordone sanitario di sicurezza intorno al nostro bambino ed evitare di essere proprio noi mamme la fonte di contagio. Negli Stati Uniti per esempio le donne non immuni per la rosolia vengono vaccinate subito dopo il parto. Nonostante alcune evidenze dimostrino che il virus della rosolia attenuato presente nel vaccino MPR possa essere escreto nel latte materno, questo virus è appunto attenuato e non ha dato luogo a nessuna manifestazione clinica, indicando che è possibile eseguire il vaccino MPR anche in corso di allattamento.

Un vaccino talvolta segnalato come controindicato nel post-parto è quello anti-varicella, poiché la scheda tecnica del farmaco sconsiglia per 6 settimane il contatto tra il vaccinato e neonati nati da madri non immuni alla varicella, gravide non immuni alla varicella e soggetti immunodepressi (di conseguenza, anche una mamma non immune che si vaccina e sta vicina al suo neonato).

Come detto, il CDC americano lo consiglia nonostante ciò. Perché? Lasciatemi sottolineare l’estrema rarità di questi casi di contagio da vaccinato, solo 9 (di cui alcuni pure dubbi) in tutto il mondo, a fronte di milioni di dosi inoculate in più di 20 anni di utilizzo di questo vaccino. É quindi un evento estremamente raro, ma soprattutto lieve, portando a un rash cutaneo senza complicanze. La trasmissione diventa più plausibile se il vaccinato sviluppa un rash cutaneo simil-varicella, il che avviene solo in circa il 6% dei casi. Quindi, nel caso di un concreto rischio di contagio (esempio facilissimo: abbiamo in casa un fratellino non vaccinato) anche la vaccinazione anti-varicella può essere presa in considerazione in post-parto e allattamento.